FABRIZIO CONSOLI
Live In Cape Town
Released by Banksville Records,
Produced by Fabrizio Consoli, Distribution: BANKSVILLE RECORDS
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Also available on MASTER REEL and CASSETTE
Live In Cape Town - Il nuovo disco live di Fabrizio Consoli
C'era proprio bisogno di un altro disco Live? Calma, andiamo per
ordine.
La Storia. L’idea
di un “Live” è del Febbraio 2010, quando io, Paolo Santoli e Dario
Zigiotto, siamo alla ricerca di qualcosa che dia luce al mio
progetto che, dopo una prima fortunata serie di concerti, rischia di
trovarsi al buio, senza continuità di sorta. Dario, che ha già
sperimentato la soluzione, se ne esce con un devastante “Facciamo un
disco dal vivo”. Vedendo nei i miei occhi un unico, grande punto di
domanda, Paolo mi dice che questo servirà fondamentalmente a formare
e testare la tenuta di una squadra che lavori sotto più profili, e
che sia in grado di fornire ai media motivi di interesse, in attesa
della pubblicazione di un disco di nuove canzoni. Discorso più che
sensato, penso. Nel Novembre precedente avevo traslocato lo studio
nel palazzo attiguo al Cape Town Cafè. Una sera, vedendo una band
suonare dietro le vetrine, mi viene l'idea di trattare una serata.
Almeno, mi dico, con la benza siamo a posto. Quando Giancarlo, uno
dei soci proprietari,
mi dice che, sì, è solito regalare una serata ai suoi clienti ogni
tanto, ma a patto che sia jazz, non mi arrendo, e dopo un paio di
mesi gli porto una copia di Musica Per Ballare. A lui piace così
tanto che nel giro di una settimana me ne chiede altre 20 per i suoi
amici!! Per un lungo periodo non riesco più a pagare un caffè. Per
concludere, porto Paolo e Dario al Cape Town, e la passione e la
disponibilità di Giancarlo, l'atmosfera calda e informale del bar,
unite all'idea di registrare in un luogo assolutamente non
“deputato” né a un concerto, né tantomeno a una presa sonora
professionale, ci conquistano. Con, molta immaginazione, e un
pizzico di follia, davanti a un caffè, decidiamo: il 4 e 5 maggio,
alla fine del tour, si registra il disco “dal vivo”.
“Registrare” Il Cape Town. Il Cape Town Café, è un locale fatto a L,
sul lato lungo c'è il bancone. E' stato necessario montare lo studio
mobile nell'angolo all'estremità superiore di questo lato, prima
della cucina. In questo modo il nostro fonico, Alessandro Ciola di
Imagina Production, trovandosi alle nostre spalle è riuscito a
lavorare fuori dal fuoco delle casse che sono servite all'ascolto
diretto del concerto. Abbiamo scelto, anche per una questione di
spazio, di isolare il meno possibile gli strumenti, così che in ogni
pista fosse possibile trovare una componente degli altri strumenti
e, cosa più importante, del suono del locale e della strada.
Chiacchiere, brindisi, bicchieri, tazzine e ordinazioni, risse (un
paio, almeno), tutto insomma. Insieme agli strumenti, nel disco
“suona e respira” il locale e il pubblico della serata, che più o
meno folto a seconda del momento, è formato da un misto eterogeneo
di amici, aficionados aderenti al mio gruppo Facebook, curiosi,
passanti e habitué del CapeTown, assiepato intorno al “palco” e per
strada. Qualche parente. Modestamente infatti, a 47 anni posso
vantare di non essere ancora stato scoperto dal grande pubblico.
Un Disco Di Strada. Se ogni “Live” è, metaforicamente, un disco di
strada, in questo caso siamo di fronte a un disco veramente di
strada. Letteralmente. Il palco era un tappeto rosso steso nel bar,
le ampie vetrine spalancate, per permettere l'ascolto e la
partecipazione a più gente possibile, fino all'altro lato di via
Vigevano. La musica era ovunque, con Marco che, come suo solito,
girava come una mina vagante per tutto il concerto, e che a un certo
punto suonava davvero per strada (e non so come facesse ad andare a
tempo), momento immortalato da Alberto in Canzone Intelligente con
un laconico “è sempre fuori”.. Mi piace pensare che la musica
arrivasse fino a Porta Genova, aggrappandosi ai treni, solo per il
piacere di fare altra strada.
La Filosofia. Sono fermamente convinto che solo nella sincerità
dell'imperfezione, e nel coraggio di accettarne la bellezza e
l'unicità, si possa ancora trovare la forza per graffiare la scorza
di un epoca anestetizzata da media e tecnologia. Ciò nonostante,
l’atteggiamento del disco deve molto a Paolo Santoli, uomo di grande
cultura rock, e alla sua visione musicale. Sin dall’inizio ci ha
spinto ad avventurarci per sentieri mai battuti, fuori dall’asfalto
delle stesure stabilite e dei clichè di genere, alla ricerca dei
tesori inaspettati che il musicista, inconsapevolmente, nasconde
sempre tra le dita. Il risultato è un disco di assoluta
imperfezione, sporco, tecnicamente quasi miracoloso, ma ricco di
irripetibili e mai provati spunti armonici e strutturali, deviazioni
improvvise e improvvisazioni deviate, divertenti e strampalate, che
hanno colto noi stessi di sorpresa, costringendoci ad avventurosi
inseguimenti, e a non perderci di vista neppure per un istante. Il
risultato è così naturale che lo abbiamo persino masterizzato a un
livello di compressione /volume inferiore, per non perdere dinamiche
e chiaroscuri. E' tutto lì da sentire.
La Formazione. Un ex contrabbassista come me può anche divertirsi a
immaginarlo, ma a chiunque salta all’occhio la mancanza del basso.
Il motivo è di assoluta praticità.
Quando nel 2008 io, Gigi Rivetti e Silvio Centamore, abbiamo
iniziato a suonare all’estero, il manager mi disse che sarebbe
servita una formazione più “agile”, per distinguere la proposta
musicale, ma soprattutto per ridurre i costi. Infatti un trio può
viaggiare benissimo in una sola macchina, praticamente con tutti gli
strumenti che servono per il concerto. Wunderbar! Poi il caso ha
messo Marco Milani (che suonava già con Gigi negli Statuto) sulla
nostra strada, e al trio originario si è aggiunta l’espressività
della tromba, senza nulla togliere allo spazio, vitale nei
trasferimenti. Poi è davvero bravo.. tranne quando prova il
bocchino, rischiando la defenestrazione, in macchina dorme sempre.
La Forza Dell’Amore. Anche l’idea di realizzare una versione de “La
Forza” è stata discussa e presa a tavolino da manager e ufficio
stampa, per dare al disco una chance promozionale, approfittando del
fatto che la canzone, che è stata una grandissima hit ed è tuttora
un classico, oltre, naturalmente, a quella di Eugenio e del grande
Vittorio Cosma, porta anche la mia firma. Onestamente non credo
sarei mai arrivato a pensare di interpretarla in un disco,
fondamentalmente per una forma di pudore rispetto al talento vocale
di Eugenio, e perchè, siccome non ho mai pensato un istante di
cantarla senza di lui, mi dispiaceva un po’ disturbarlo. Ma ne abbiamo passate
tante insieme, e così l’ho chiamato. E ora la sua voce ne La Forza,
è la prova che la classe non è acqua.
Gli Ospiti. E’ comunemente accettato che la presenza di special
guest contribuisca ad aumentare il “prestigio” di un'operazione
discografica nonchè, e a volte in maniera determinante, alla sua
promozione. Detto ciò, non credo assolutamente di sminuire lo
spessore che i miei ospiti, Simona Bencini, Alberto Patrucco (che
già avevano duettato con me in Musica Per Ballare) ed Eugenio
Finardi, hanno aggiunto al disco se sottolineo che per me il piacere
più grande- e l’onore- è, e sarà sempre quello di poter stare
insieme a loro su un ”palco”, unito a quello di poter affermare che,
seppure attraverso percorsi di vita e periodi diversi, e al di là di
un lavoro che può separare per anni, siamo amici.
Per tornare alla domanda iniziale, non lo so. Non so se ci fosse
bisogno di un ennesimo disco dal vivo, e non credo sia opportuno che
io valuti in questa sede il mio disco. Quel che mi sento di poter
affermare senza ombra di dubbio è che di dischi che contengano, nei
presupposti e nella realizzazione, un atteggiamento se vogliamo, in
una parola, d'altri tempi... si, credo ci sia un dannato bisogno.