Translated from original German website
Il nome, SADO, significa “Società
Anonima Decostruzionismi Organici”: si tratta in questo caso di un progetto
collaterale dei musicisti della formazione neo-prog italiana Arcansiel, ed Holzwege è già il loro quarto album.
In realtà il neo-prog non è di
certo il mio genere preferito e dopo aver letto una descrizione della band come
quella qui sopra me ne sarei completamente disinteressato. Tuttavia, nella
descrizione del mio negozio italiano di CD per posta di fiducia ho letto non
solo di come SADO stia realmente per diventare un gruppo di riferimento
nell’Olimpo della musica avanguardista, ma anche di come sia paragonato a nomi
illustri come Area e Picchio dal Pozzo. Questa cosa mi ha
veramente incuriosito. Devo dire che è stata realmente una completa scoperta,
tanto che, di nuovo, mi sono domandato come avesse potuto essermi ignota e per
tanti anni l’esistenza di questa band, dato che il suo debutto risale ben al
1994!
SADO si autodefinisce
"Decostructing Metajazz Band": qualunque cosa significhi suona appropriato.
Questa musica dimostra una chiara appartenenza al jazz, al jazz di tipo
avanguardista, per essere precisi. Fraseggi stridenti, chitarre acute ed un
pianoforte martellante che imperversa selvaggiamente fino al caos più completo:
nulla sembra adattarsi a stare insieme agli altri elementi, eppure contribuisce
a dare origine ad un tutto razionale, che può essere liberamente interpretato
dall’ascoltatore. In questo senso il basso e la ritmica sono tipici
dell’andamento jazz, talvolta condito da un paio di rumoreggiamenti
psichedelici o anche da passaggi di chiara influenza etnica, nei quali fanno la
loro comparsa strumenti esotici. Proprio quando sembra che la band raggiunga
l’apice della rumorosità, come in Pavento
Sprobabile, ecco di nuovo arrivare la calma a rompere e mettere in fuga la
più selvaggia cacofonia. Solamente la cover di Michelle, dei Beatles, si presenta come brano rilassato di
Lounge-Jazz, anche se ugualmente eseguita con stile pianistico tipicamente
free-jazz, seppur semplice. A proposito di cover, anche nel brano Kilimoonjingo si sente come
diversi brani di Santana vengano completamente decostruiti.
Alcuni vorranno chiedersi come
mai io abbia deciso di porre questo lavoro nella categoria “strumentale”,
sebbene è chiaramente evidente che Boris Savoldelli ne sia, di fatto, il
cantante. Non a caso sulla copertina del CD Boris viene indicato come “vocal
noises”, emessi proprio dalla voce di Savoldelli. Non si tratta di canto in
senso proprio, ma piuttosto ed in gran parte di acrobazie vocali, di un urlare
tormentato, di un bizzarro gracchiare, mugolare, tubare ma anche un modo di
cantare “etnico”. Tutto questo però, non è un mero creare effetti speciali, ma
piuttosto un mescolarsi al sottofondo, come se la voce fosse uno strumento come
tutti gli altri.
SADO offre così un meraviglioso
esempio di contaminazione RIO-Jazzrock, che indubbiamente non potrà non piacere
agli appassionati delle band sopra citate. Tuttavia, con questo album SADO non
è di sicuro sulla strada sbagliata, anzi personalmente non posso che augurare
che su questa strada ci rimanga.